Freidenker 09/2005.pdf

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(file: @@freidenker-200509.pdf@@)libero pensatore 90. Jahrgang Nr. 9 September 2005 Während Einstein in diesem Jahr in aller Munde ist, und die Bewunderung seiner Leistungen in der Physik fast grenzenlos erscheint, bleibt seine vielleicht konsequenteste Denkleistung, nämlich, dass Nuklearwaffen für immer das Risiko des Weltunterganges einschliessen und deshalb geächtet werden müssen, weitgehend unbeachtet. Vor gut 50 Jahren, am 9. Juli 1955, veröffentlichten der Philosoph Bertrand Russell und der Physiker Albert Einstein ihre berühmte Erklärung, in der sie gemeinsam mit neun weiteren namhaften Wissenschaftlern vor den Gefahren eines Krieges mit Nuklearwaffen warnten und die Regierungen der Welt aufforderten, Wege für eine friedliche Lösung aller ihrer Kontroversen zu finden. Das Russell-Einstein-Manifest war unter dem Eindruck des kalten Krieges geschrieben worden, aber seine Aussagen sind auch heute noch unverändert gültig. Die wachsende weltweite Verbreitung der Kernwaffentechnologie ist beunruhigend. Der Atomwaffensperrvertrag hat sich zwar als eine der erfolgreichsten internationalen Vereinbarungen erwiesen, aber die klassischen Atommächte bringen dadurch, dass sie selbst ständig gegen den Vertrag verstossen, die Solidarität der Staaten in Gefahr. Noch immer lagern in Ost und West Tausende nuklearer Sprengköpfe, zudem wird die Entwicklung neuer Atomwaffen vorbereitet. Einsteins und Russels Zweifel am Urteilsvermögen der Verantwortlichen in aller Welt gelten deshalb weiterhin: "Die breite Öffentlichkeit, ja sogar viele Personen in verantwortlichen Positionen, haben nicht begriffen, was in einem Krieg mit nuklearen Bomben auf dem Spiele steht." "Eine Freigeisterei, die die eigene Konfessionalisierung anstrebt, gibt sich selbst im Grunde auf" Elmar Klevers und Hans-Detlev v. Kirchbach in ihrer Replik auf Horst Groschopps Thesen in FD 7/05. Seite 3 50 Jahre Russell-Einstein-Manifest Russell, Einstein und ihre Kollegen fühlten sich in der Pflicht, vor dem zu warnen, was ihnen aufgrund ihrer Fähigkeit zum wissenschaftlichen, logisch konsequenten Denken unvermeidlich erschien. Auch in diesem Jahr haben Wissenschaftler und Politiker auf die Notwendigkeit dernuklearen Abrüstung Der 97jährige Atomphysiker und Friedensnobelpreisträger (1995) Joseph Rotblat, der letzte überlebende Unterzeichners des Manifests, ist heute noch engagiert im Kampf gegen die atomare Gefahr und warnt insbesondere vor den neu entwickelten amerikanische MiniAtombomben, die gegen Bunker oder Joseph Rotblat, *1908, Unterzeichner des Russell-Einstein-Manifestes von 1955. Rotblat ist Autor von über 300 Publikationen aus den Bereichen Kernphysik, Strahlungsbiologie, Kernwaffen, Abrüstung und zur sozialen Verantwortung der Wissenschaft. hingewiesen. Der frühere Verteidigungsminister Robert S. Mc Namara schrieb in einem Artikel in Foreign Policy (May/ June 2005): " Es ist Zeit – höchste Zeit meiner Meinung nach – dass die USA aufhören in Kalter Krieg Manier nuklare Waffen als Mittel der Aussenpolitik einzusetzen. Ich würde die derzeitige US Nuklearwaffenpolitik als unmoralisch, illegal, militärisch unnötig und ungemein gefährlich bezeichnen". "Zwangsheiraten müssen in der Schweiz zum Offizialdelikt werden." Regina Probst, Terre des Femmes Schweiz, über patriarchale Sitten in der Schweiz. Seite 4 zur Vernichtung chemischer oder biologischer Waffenarsenale eingesetzt werden sollen. Seine Aussage zum Einstein-Jahr 2005: "Um die Zukunft der Menschheit zu sichern, müssen wir nicht nur die Instrumente der Kriegsführung vernichten, sondern den Krieg selbst. So lange der Krieg eine anerkannte gesellschaftliche Einrichtung ist und so lange Konflikte mit militärischen Mitteln gelöst   Seite 2 "Wer sich über das Christentum nicht empört, kennt es nicht." Der Marburger Theologe und Philosoph Joachim Kahl zu Gast in Zürich und Winterthur. Seite 7 FREIDENKER 9/05 1 Libero pensatore 16° Congresso mondiale dell'IHEU la libertà di coscienza. La libertà di coscienza è il fondamento dell’emancipazione umana e non può essere separata dalla lotta per le libertà civili. "L’Uomo è la misura di tutto", disse molti secoli fa Protagora nell’antica Grecia, la patria del termine "cittadinanza". Nell’antica India, 600 anni prima dell’Era Volgare, tale principio era stato espresso da Carvakas (in sintesi): "La morale è un fenomeno naturale. Si tratta di una convenzione sociale, una comodità, non una imposizione divina. Non serve un controllo sulle emozioni e sui sentimenti. Essi rientrano nell’ordine delle cose. L’obiettivo della vita è vivere, e l’unica cosa saggia della vita è essere felici". Soprattutto, l’essenza dell’essere umano è nella propria coscienza e nella libertà di usarla. Non esiste alcuna ragione economica, religiosa o culturale per proibire o fissare limiti alla libertà di coscienza. Non esiste libertà di coscienza laddove la religione regola le società. Laicità è la richiesta di uguali diritti sia per chi segue una qualsiasi religione sia per chi non ne professi alcuna. Gli umanisti hanno sempre sostenuto tutte le azioni tese ad affermare la laicità nella società e nelle sue Istituzioni, esigendo uguaglianza per credenti e non credenti. Comunicato dell’IHEU, Parigi A complemento dell’articolo del nostro amico Alfredo Neuroni sul 16° Congresso Internazionale della Unione Internazionale Etico-Umanista (IHEU) – organizzato dalla federazione nazionale Francese del Libero Pensiero – apparso sull’ultimo numero di "freidenker-libero pensatore", pubblichiamo il comunicato approvato all’unanimità da tutti i partecipanti nel corso della seduta plenaria del 7 luglio 2005. Tale Congresso ha riunito i rappresentanti di più di cinquanta Paesi di tutti i continenti. Il 16° Congresso mondiale dell’IHEU si è tenuto a Parigi dal 5 al 7 luglio 2005 per commemorare il cen-tenario della legge vigente in Francia di separazione tra Stato e Chiesa, emanata il 9 dicembre 1905. Ispiratasi all’eredità culturale della Rivoluzione Americana, del Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America (1791) e dalla Rivoluzione Messicana, tale legge è stato un passo importante nel processo di laicizzazione iniziato all’epoca dei Lumi e della Rivoluzione Francese, teso a porre gli esseri umani al centro del loro proprio destino. Dovunque, in ogni continente e in ogni tempo, gli umanisti si sono adoperati - e tuttora si adoperano - per affermare Fortsetzung von S. 1 Per l’IHEU e le sue organizzazioni affiliate, lo Stato dev’essere laico, quindi né religioso né ateo. Ma esigere il rispetto per legge della uguaglianza tra credenti e non credenti non significa che gli uma-nisti mettano sullo stesso piano tutte le concezioni filosofiche del mondo. Non abbiamo alcun obbligo di rispettare opinioni irrazionali, assurde e reazionarie, da chiunque espresse e quantunque antiche. Il vero umanismo è l’esercizio della libertà di pensiero attraverso la libera ricerca. La conquista di pari diritti per tutti è un passo verso la laicità, e la separazione tra Stato e religioni ne è un prerequisito. Le garanzie di laicità non devono essere solamente riconosciute dalla legge, bensì dalle Costituzioni: senza garanzia costi-tuzionale, come si può assicurare pari libertà di coscienza per tutti? Una legislazione manchevole di tale garanzia costituzionale può essere cambiata in un qualsiasi momento per iniziativa di qualsiasi mag-gioranza parlamentare. Ecco perché, dovunque nel mondo, l’IHEU chiede la separazione costituzionale tra Stato e Chiese. Essa è il faro che indica la rotta di tutti i popoli e le nazioni del mondo. La storia di ogni popolo e di ogni nazione è diversa per natura. Vi sono Paesi come gli Stati Uniti d’America, nei quali lo Stato è laico ma la società non lo è. In Francia, con la legge del 1905, Stato e Chiesa sono separati, lo Stato e il sistema scolastico sono laici, e i cittadini hanno una vera libertà di coscienza. Vi sono tante differenti storie quanti popoli sulla Terra. Per l’IHEU il cammino di tutti i popoli e le nazioni deve portare alla separazione tra Stato e religione. A tal fine, ogni conquista laica deve essere preservata, difesa e allargata. Per tutte queste ragioni, il 16° Congresso Internazionale dell’IHEU delibera che la separazione tra Stato e religioni debba essere uno dei principali obiettivi dell’Organizza-zione. Il Congresso, tenutosi nel quartier generale della UNESCO e alla Sorbona, due luoghi che hanno visto eventi storici come la lotta per l’illuminismo dei popoli, delibera che l’IHEU lotterà per l’effettiva separa-zione tra Stato e religione dovunque nel mondo. Translation by Sergio D’Afflitto, UAAR - Italian Union of Rationalist Atheists and Agnostics werden, besteht die Gefahr, dass ein Krieg (...) weltweit eskaliert und Massenvernichtungswaffen zum Einsatz kommen (...) Eine Welt ohne Krieg ist zu einer äussersten Notwendigkeit geworden. Sie zu erschaffen, muss zu unserem unerschütterlichen Ziel werden." In The Humanist (July/August 2005) schreibt David Krieger, Präsident der Nuclear Age Peace Foundation, wie seine Bewegung anlässlich der diesjährigen Konferenz zur nuklearen Abrüstung ein 8-Punkte Programm zur Wiederbelebung der Abrüstungsverhandlungen vorgeschlagen hat. Kernpunkte darin die Verlängerung der Bereitschaftszeiten nuklarer Waffen und der Verzicht auf Neuentwicklungen. Das Einfrieren des status quo, einer zweigeteilten Welt, in der die einen atomare Waffen besitzen und die anderen nicht, wird als unrealistisch beurteilt und der weiteren Verbreitung von Atomwaffen förderlich. Krieger betont, das Russell-Einstein-Manifest sei im 21. Jahrhundert noch genauso relevant, wie vor 50 Jahren. Alle Zitierten weisen auch darauf hin, dass die BürgerInnen diese Frage nicht den PolitikerInnen überlassen dürfen, sondern selber aktiv werden müssen, weil die Folgen eines Einsatzes nuklarer Waffen uns alle bedrohen. rc 2 FREIDENKER 9/05 Zu Horst Groschopps "Dritter Konfession" in FREIDENKER 7/05 einige Einwände von Elmar Klevers und Hans-Detlev v. Kirchbach, Köln: Der Begriff der "Dritten Konfession" stammt, Groschopp zufolge, vom Erfurter Theologen Tiefensee, der im Jahr des Herrn 2000 bei einer Kolping-Tagung in Münster den "Super-Gau" der Kirchen in den sogenannten "neuen Bundesländern" beklagt und die Konfessionslosen als missionierungsbedürftige "Dritte Konfession" identifiziert haben soll. Diese Zuordnung entspricht freilich der Wahrnehmungsweise von Kirchen-Lobbyisten, welche die Welt vor allem als Expansionsfeld des "rechten Glaubens" und die Restmenschheit von daher als Objektmasse totalitärer Missionierungsansprüche betrachten. Es erscheint aber doch recht bedenklich, wenn ausgerechnet ein "freigeistiger" Autor eben diesen "theologischen" Missionierungs-Ansatz übernimmt und die völlig heterogene, weltanschaulich in der Masse weithin diffuse, Grossgruppe der "Konfessionslosen" zur quasi "kirchenamtlich" betreuungsfähigen Weltanschauungs- oder gar Glaubensgemeinschaft ernennen will. Man wird sich nach Lektüre des Groschopp-Artikels fragen müssen, ob es bei diesem Ansatz wirklich darauf ankommt, im Sinne spezifisch freigeistiger Tradition Aufklärung, Rationalität, wissenschaftliche Weltbetrachtung (nicht – "Weltanschauung") zu befördern, sich offensiv gegen die vordringenden Strömungen des Irrationalismus, Obskurantismus und der Esoterik zu wenden und kirchliche Geltungsansprüche im Sinne einer emanzipatorischen Gesellschaftsauffassung und demokratischer Kultur zurückzuweisen. Vielmehr drängt sich der Eindruck auf, dass die Theologen-Konstruktion einer nach Millionen zählenden "Dritten Konfession" manche freigeistigen Verbandsvertreter vor allem deshalb so "antörnt", weil sie einen Weg aufzeigt, wie man aus dem Schattenda-sein mitgliederarmer Vereine womöglich in die staatlich alimentierte Position einer Körperschaft des öffentlichen Rechts auf- Kirchenamt statt freies Denken? steigen könnte. Statt kirchliche Dominanzansprüche zu bekämpfen und sich mit religiösen Ideologien kritisch auseinander zu setzen, will man wohl lieber auf Augenhöhe mit den Kirchen als "Säkularkonfession" anerkannt werden und als quasi "Diesseits-Kirche" gemeinsam mit den "Jenseits-Kirchen" am reich gedeckten Tisch "konfessioneller" Privilegierung sitzen. Der Humanistische Verband, den Groschopp als berufene "Konfessionsvertretung" der "Konfessionslosen" in den Rang der Dritten Grosskirche erhoben sehen möchte, hat seinen Drang nach "oben" schon seit Jahren recht erfolgreich bekundet. In Berlin etwa darf er an staatlichen Schulen weltanschaulichen Unterricht erteilen. Wie stark wird die Kampfkraft des HVD gegen den – es sei an Erwin Fischer erinnert – verfassungswidrigen konfessionellen Religionsunterricht an staatlichen Schulen noch ausfallen, auf dessen Einführung nach Westmodell auch in Berlin die Kirchen mit Macht drängen, wenn er selbst den Zutritt in die Berliner Klassenzimmer behalten darf? Und irgendein Kampf gegen die zunehmende Militarisierung ist vom HVD wohl auch nicht zu erwarten. Denn er möchte sich selbst, ganz im Sinne der militärischen "Einsatzfähigkeit", in die psychologische und ideologische "Betreuung" der konfessionslosen SoldatInnen einbringen. Wird nun dem christlichen Militärseelsorger demnächst der freigeistige Wehrpsychologe und - Bestattungsredner zur Seite treten? Was bedeutet "humanistisch"? Allein solch eine Vision wirft allerdings die Frage auf, was denn hier eigentlich unter "Humanismus" verstanden wird, der doch angeblich die Konfessionslosen in Ost und West gemeinsam verbinden soll? Wie jede religiöse Floskel ist auch der Begriff des Humanismus drehund wendbar, wie es jeweils gerade ins herrschaftliche Konzept passt. "Humanismus" wurde beansprucht für Kolonialunterdrückung, Angriffskrieg, für Welteroberungspläne, schliesslich für den als "Euthanasie" euphemi-sierten Krankenmord des Nazistaates und im Kalten Krieg für die Atombombe als Schutz und Schild gegen das "Reich des Bösen". Als "humanistisch" motiviert wurde wortwörtlich auch die staatsoffiziös inszenierte Folterdebatte in Deutschland nach dem Fall Daschner aufgewertet. Es geschah und geschieht diesem Begriff also durchaus Vergleichbares wie dem christlichen Anspruch der "Nächstenliebe". Worauf mithin soll sich eine konfessionsanaloge "humanistische" Säkularreligion begründen? Und zwar so, dass sie sowohl von sozialistisch geprägten Ex-DDR-Atheisten als auch von konfessionslosen Esoterikanhängern nachvollzogen werden könnte? Und so, dass sie ausserdem auch noch "staatsverträglich" genug ist, um die ersehnte Anerkennung als Dritte Konfession, und letztlich als "Körperschaft des Öffentlichen Rechts", zu erreichen? "3. Konfession" ist Wunschbild Der Vertretungsanspruch, der speziell für den HVD reklamiert wird, scheint aber, von allen grundsätzlichen Fragestellungen, die wir oben angedeutet haben, schon deshalb zweifelhaft, weil die "Dritte Konfession" in Wirklichkeit ein reines Wunschbild ist. Das einzige Merkmal, das die Konfessionslosen verbindet, ist nun einmal der Tatbestand, dass sie keiner der offiziellen Grosskirchen und Religionsgemeinschaften angehören. Dieses Merkmal aber deutet keinesfalls bereits auf eine spezifische, und noch dazu gemeinsame, "Weltanschauung" hin. Unter Konfessionslosen finden sich sehr wohl Esoteriker, Rechtsradikale und übrigens auch radikalchristliche Fundamentalisten, denen die Kirchen noch zu wenig fundamentalistisch sind. Es finden sich am anderen Ende des Spektrums, das vor 1933 immerhin noch wirkmächtig vom Deutschen Freidenkerverband und dem Verband Proletarischer Freidenker abgedeckt wurde, wirklich religionslose Linke, Marxisten, Sozialisten, Kommunisten; es finden sich, auch im HDV, viele Skeptiker   Seite 6 und Befürworter einer FREIDENKER 9/05 3 Zwangsheirat muss Offizialdelikt werden In vielen Ländern ist es immer noch selbstverständlich, dass die Väter bestimmen, wen ihre Töchter heiraten. Es ist auch hierzulande erst einige Generationen her, seit die freie Wahl der Ehepartner wichtiger ist als der gute Ruf der Familie, das Geld oder nützliche Beziehungen. Da die Schweiz die UNO-Konvention gegen Diskriminierung von Frauen (CEDAW) unterschrieben hat, muss der Staat aber gemäss Artikel 16 allen Personen die Freiwilligkeit der Ehe garantieren , auch den Migrantinnen. Junge Frauen wie Yvonne, Amira und Ainur (Namen geändert) haben in den letzten Monaten bei TERRE DES FEMMES um Hilfe angefragt. Sie sind in Europa geboren oder seit früher Kindheit hier, manche schon eingebürgert. Doch die wenig integrierten Eltern beharren auf der alten Tradition, sie zu verheiraten. So sind sie vor ihrer Familie aus Deutschland, Österreich oder der Schweiz geflohen. Anerkennung als Offizialdelikt Im Rahmen der Kampagne gegen Ehrverbrechen hat TERRE DES FEMMES kürzlich eine Unterschriftenaktion gestartet. Wir unterstützen damit den Antrag für ein Gesetz gegen die Zwangsverheiratung, der im Ständerat zur Prüfung aufgenommen wurde. Dazu kommen weitere Forderungen, vor allem zur Prävention und zum Umgang mit der Problematik, für Schulen, Polizei und Behörden. Warum ist es wichtig, eine ”Privatsache” wie Zwangsverheiratung als Offizialdelikt im Strafgesetz zu verankern? Es bedeutet, dass alle die davon wissen, können, ja müssen sogar eine Anzeige machen. Denn obwohl Yvonne, Amira und Ainur ihre Geschichte öffentlich gemacht haben, konnten sie sich bisher nicht durchringen, die eigenen Eltern anzuzeigen. Es sind junge Menschen auf der Suche nach eigener Identität, nicht gefestigte Persönlichkeiten. Dazu kommt, dass wie bei häuslicher Gewalt, das starke Kontrollverhalten des Mannes/Vaters auf der anderen Seite starke Muster von Gehorsamsverhalten produziert, die erst nach und nach, über Jahre durchbrochen werden. Polizei macht ihnen auch Angst, sie wollen eigentlich ja nur in Ruhe gelassen werden. Und die Bedrohung kommt von den engsten Angehörigen, die auch geliebt werden! Verhängnisvolle Verstrickungen! Die Rolle der Beratungsstellen Warum machen Beratungsstellen wie Frauenhäuser nur selten Anzeigen? Die betroffenen Frauen wollen es nicht, weigern sich allenfalls bei der Polizei auszusagen, ziehen sich eventuell ganz zurück. So wird es sehr schwierig, überhaupt die Nötigung zu beweisen. Lieber also den Frauen helfen so gut es geht, als dass diese sich selber überlassen bleiben. TERRE DES FEMMES hat aufgrund der schon jetzt vorhandenen gesetzlichen Möglichkeiten entschieden, diese vermehrt auch zu nutzen. Denn wenn wir defensiv bleiben, stärken wir eher die Frauen als Opfer, als dass wir sie zur Wahrnehmung ihrer Rechte ermutigen! Alle Rechte sind in dieser Sache in der Schweiz auf Seiten der genötigten Frauen, warum sollten wir sie also nicht einfordern? Schutzprogramme sind nötig Allerdings braucht es vermehrt Schutzprogramme, denn Frauen, die sich auflehnen, sind auch grosser Gefahr ausgesetzt, falls in der Familie Gewaltbereitschaft vorhanden ist! Ein eigener Gesetzesartikel gegen Zwangsheirat könnte diesbezüglich eine Signalwirkung haben, vor allem vorbeugend. Zwangsheirat ist ein komplexes Phänomen. So muss etwa ein Gesetz auch die Bestimmungen im internationalen Personenrecht aufheben, wonach im Ausland gültig geschlossene Ehen auch in der Schweiz gültig sind, sogar wenn sie nicht den hiesigen Gesetzen entsprechen (Heiratsmindestalter, Imamehe). Viele junge Frauen werden nämlich in ihr Herkunftsland gelockt und dort verheiratet, und müssen dann mit Ehemann zurück. Das ist eine Form der Migration, weil sich Europa für TERRE DES FEMMES Schweiz wurde im November 2003 als Verein gegründet und ist die Schweizer Sektion der 1981 gegründeten TERRE DES FEMMES Deutschland e. V. Der Verein finanziert sich ausschliesslich durch Mitgliederbeiträge und Spenden und ist politisch, konfessionell und wirtschaftlich unabhängig. TERRE DES FEMMES Schweiz steht in keiner Verbindung mit dem Hilfswerk "terre des hommes". TERRE DES FEMMES setzt sich weltweit für die Rechte und für ein selbstbestimmtes Leben von Frauen und Mädchen ein. Diskriminierung, Ausbeutung, Misshandlung und Verfolgung von Frauen und Mädchen werden bekämpft und das gleichberechtigte Zusammenleben von Frauen und Männern gefördert. TERRE DES FEMMES ist eine Nichtregierungsorganisation (NGO) mit gemeinnützigem Zweck. "Die Förderung der Frau und die Herbeiführung der Gleichberechtigung von Frauen und Männern sind eine Frage der Menschenrechte und eine Voraussetzung für soziale Gerechtigkeit und dürfen nicht isoliert als eine reine Frauenfrage gesehen werden. Nur auf diesem Weg ist der Aufbau einer bestandfähigen, gerechten und entwickelten Gesellschaft möglich." Aus dem UNO-Bericht zur 4. Weltfrauenkonferenz, Peking 1995 TERRE DES FEMMES Schweiz Bollwerk 39 CH 3011 Bern Tel. : 031 311 38 79 Fax: 031 311 38 82 E-mail: office@terre-des-femmes.ch www.terre-des-femmes.ch die Einwanderung immer mehr abschottet. Oder der bereits eingewanderte, Mann geht in sein Herkunftsland und heiratet dort und nimmt die Frau nach Europa mit. Sie weiss nichts über ihre Rechte, kann die Sprache nicht, bleibt im Haus. Obwohl das Delikt im Ausland passierte, sie nichts über Nötigung weiss, soll das Gesetz Möglichkeiten beinhalten, dass solche Fälle geahndet werden können, wenn Aussen- 4 FREIDENKER 9/05 stehende sie erkennen. Aktuelle Situation in der Schweiz Für eine in der Schweiz durchgeführte Zwangsheirat gibt es bisher die Möglichkeit, die Ungültigkeit der Ehe zu beantragen. Das braucht ein längeres Verfahren und wird die Eltern straffrei lassen. Es gibt auch bereits eingebürgerte Familien, die nicht mehr unters Ausländergesetz fallen und ausgewiesen werden können. In der Schweiz besteht diesbezüglich wohl am ehesten in Tamilenfamilien ein Problem, da etliche inzwischen Schweizerinnen sind, aber weiterhin ein sehr starker Druck besteht, nur unter TamilInnen zu heiraten, und die arrangierte Ehevermittlung und Kastenzugehörigkeit Tradition hat. Patriarchales Konzept Zwangsheirat steht oft an oberster Stelle bei den Massnahmen zur Erhaltung der Familienehre. Wird z.B. eine Beziehung der Tochter mit einem jungen Mann entdeckt, wird um ihre Jungfräulichkeit, also ihre "Reinheit" gefürchtet, die für die Eheschliessung gefordert ist. Oft ist der zukünftige Mann schon lange vorher bestimmt. In milderen Fällen wird die Tochter aus der Familie verstossen, zumindest für einige Zeit, wenn sie auf ihrer Beziehung besteht. In extremeren Verhältnissen wird sie so schnell als möglich zwangsverheiratet, oder bei Weigerung Gewalt gegen sie angewendet. Denn "Familienehre" bedeutet, gegen aussen zu beweisen, dass der Vater die Familie und besonders die Frauen, unter Kontrolle hat und die Normen eingehalten werden. Es ist patriarchales Grossfamiliendenken, wie es bis vor einigen Generationen ähnlich auch bei uns üblich war: Das Individuum hat sich den Interessen der Familie und der Gesellschaft unterzuordnen. Es ist oft auch die Angst, dass die Töchter in der modernen Welt "verdorben" würden, was immer genau gemeint ist. Viele Länder haben den Übergang in die heutige Zeit noch nicht geschafft, oder stecken mittendrin. Die Jugend und besonders die Frauen sehnen sich aber auch dort mehrheitlich nach persönlichen Freiheitsrechten - welche Grundlage der Menschenrechte sind. Deshalb geht TERRE DES FEMMES davon aus, dass in den kommenden Jahren grosse Spannungen in solchen Gesellschaften bestehen werden, unter denen besonders Frauen zu leiden haben. Mit der Migration kommen Teile des Problems auch zu uns. Das ist aber kein Votum gegen die Einwanderung! Es betrifft erstens nur einige Prozente der MigrantInnen, der grosse Teil bewältigt den Wandel. Zweitens ist es der Migrationspolitik anzukreiden, dass bisher nicht gross auf Frauenrechtsprobleme geschaut wurde. Und drittens sind nicht zuletzt die Industriestaaten dafür mitverantwortlich, dass viele als rückständig erkannte Länder oder Gesellschaften in ihrer Entwicklung nicht weiter sind: Sehr lange wurden sie nur nach der Nützlichkeit für den Westen behandelt, und entweder unterstützt, fallengelassen oder sogar zurückgeworfen, indem reaktionäre Regimes unterstützt wurden! Regina Probst Geschäftsführerin TdF Schweiz "Ehrenmorde" in der Schweiz "Grosses Aufsehen erregte der Doppelmord von Niederscherli/BE am 17. Mai 2001: Die 21-jährige Zahide und ihr 25-jähriger Freund Süleyman wurden in ihrer gemeinsamen Wohnung von Zahides Brüdern erstochen. Die Brüder waren vom Familienrat mit der Tat beauftragt worden und extra zu diesem Zweck in die Schweiz eingereist. Zahide hätte nach dem Willen ihres Vaters einen Cousin heiraten sollen, hatte durch ihre eigenständige Wahl eines Lebenspartners die Ehre (der Männer) der Familie verletzt. Der Fall von Yildiz, die am 19. Juni 1996 von ihrem Vater mit einem Küchenmesser erstochen wurde, bewegte die Öffentlichkeit besonders stark: Yildiz hatte seit längerer Zeit gegen die Vorstellungen, die sich ihr Vater von ihrem Leben machte, rebelliert und weigerte sich auch, die in der Türkei geschlossene Ehe mit einem Cousin zu vollziehen. Trotz der Bewachung durch Geschwister und Mutter nutzte der Vater eine kurze Gelegenheit zum Mord. Die Gemeindebehörden waren informiert, griffen aber nicht dezidiert genug ein. Auch in anderen Städten und Gemeinden der Schweiz ist man oft mit derartigen Bedrohungslagen konfrontiert. Leider fehlen jedoch die juristische Grundlage für eine längere Inhaftierung und die personellen Mittel für eine ständige Überwachung. Die Staatsanwaltschaft Basel setzt in solchen Fällen auf Begleitung und Unterstützung der bedrohten Frau; wenn als Hintergrund einer Drohung ein Kulturkonflikt vermutet wird, wenn also bspw. in einer immigrierten Familie ein Vater seine Tochter wegen ihres “westlichen” Lebensstils bedroht, werden zusätzlich interkulturelle Vermittler eingesetzt. Ein landesweit standardisiertes Verfahren gibt es allerdings noch nicht. Nicht alle Fälle von Drohung werden der Polizei gemeldet. Betroffene Frauen suchen oft zuerst in einem Frauenhaus Zuflucht. Die Schweizer Frauenhäuser kommen so regelmäßig mit derartigen Bedrohungslagen in Kontakt. Falls es doch einmal zu einem Mord kommt, können die Täter nicht mit Gnade rechnen. Die Herkunft aus einer Kultur, die einen besonders starken Ehrbegriff kennt, oder einem Land, in dem das Strafgesetz bei Morden aus Eifersucht oder verletzter Ehre eine Strafmilderung ermöglicht, wird vor Schweizer Gerichten als Entschuldigung und damit mildernder Umstand nicht anerkannt Im Gegenteil werden Täter ausländischer Herkunft oft strenger bestraft als Schweizer. Der Haupttäter von Niederscherli wurde z.B. wegen Mordes zu 20 Jahren Zuchthaus verurteilt. Auszug aus dem Buch TERRE DES FEMMES (Hrsg.) Tatmotiv Ehre Schriftenreihe "NEIN zu Gewalt an Frauen" Tübingen 2004 104 Seiten ISBN 3-936823-05-7 Fr. 16.Erhältlich bei Terres des Femmes, Bern. Tel. 031 311 38 79 E-mail office@terre-des-femmes.ch FREIDENKER 9/05 5 Büchertisch Zwangsheirat der Türkei "importiert". Oder man "exportiert" die Tochter zum künftigen Ehemann in die Türkei. Jede zweite Ehe in Deutschland aufgewachsener Türken soll so zustande kommen – mit steigender Tendenz! Die Zwangsverheiratung ist dabei nur das Ende eines Martyriums, wie Kelek, die als Zehnjährige 1967 nach Deutschland kam, anschaulich darlegt. Wir sollten, so lautet die Lehre, die aus diesem Buch Wie weit sind die bei uns lebenden Türken gesellschaftlich tatsächlich integriert? Das Buch der in Hamburg lebenden türkisch-deutschen Soziologin Necla Kelel zeichnet diesbezüglich ein ausgesprochen düsteres Bild. Jede zweite türkische Ehe in Deutschland, so haben ihre Recherchen ergeben, ist das Ergebnis einer Zwangsverheiratung. Ehefrauen oder -männer werden demnach von den Eltern aus Fortsetzung von S. 3 zu ziehen ist, nicht aus falsch verstandener Toleranz vor den Relikten Menschen verachtender Konventionen mitten in unserer Gesellschaft die Augen verschliessen. Necla Kelek: Die Fremde Braut. Ein Bericht aus dem Inneren des türkischen Lebens ind Deutschland. Kiepenheuer & Witsch, 2005 ISBN: 3-46203469-3, Euro 18.90 rationalen Weltsicht auf der Grundlage naturwissenschaftlicher Erkenntnisse. Und zwischen solch teils völlig unvereinbaren weltanschaulichen Profilierungenhaben wir es doch namentlich im Westen mit einer überwiegenden Anzahl, um nicht zu sagen, der breiten Masse, ideologisch – weltanschaulich vollkommen indifferenter, desinteressierter Menschen zu tun, die primär aus Ärger über die Kirchensteuer und profunde Gleich-Gültigkeit gegenüber den Botschaften der Kanzel der familiär vererbten Kirche den Rükken zudrehten. Auch bei Kirchenmitgliedern gibt es dieses Phänomen der Diffusität und weltanschaulicher Unvereinbarkeiten. Aber die meisten von ihnen glauben doch zumindest noch "irgendwie" an die jenseitigen Konstrukte der Kirchenideologie, und sei es auch nur an den lieben Jesus. Doch scheint es sehr schwer vorstellbar, dass das Interesse an schlechthin nichts, die mehrheitliche Grundeinstellung "ist mir eh alles wurscht ausser meinem Konto" die Annahme einer durch weltanschauliche Gemeinsamkeiten verbundenen "Dritten Konfession" rechtfertigen könnte. Hinsichtlich der regionalen und siedlungssoziologischen Verteilung von Konfessionslosen in Ost und West leuchtet uns nicht ganz ein, warum allein der Tatbestand, dass 60 % der Konfessionsfreien im Westen in Grossstädten und nur 7 % in Kleingemeinden leben, eine stärkere "Tabuisierung" der Konfessionslosigkeit in den alten Bundesländern bewirken soll. Selbst in Bischofsstädten wie Fulda oder Regensburg wird heute, soweit bekannt, kein Scheiterhaufen mehr auf die Ungläubigen verschwendet. Das Problem liegt ganz woanders: Angesichts der Massenarbeitslosigkeit einerseits und der staatlich vollfinanzierten Dominanz kirchlicher Einrichtungen im Gesundheits- und Betreuungsbereich andererseits können sich zumindest in einigen Landstrichen Angehörige pädagogischer, pflegerischer und medizinischer Berufe genötigt sehen, auch gegen eigene Überzeugung und bessere Einsicht einer Kirche anzugehören. Sollten aber gerade deshalb freigeistige Verbände unbe dingt Teil des verfassungswidrigen Systems der Konfessionsprivilegierung werden? Trennung von Staat und Kirche Nur die radikale Trennung von Staat und Kirche wie in Belgien könnte es annehmbar erscheinen lassen, unter strikter Beachtung der eigenen Unabhängigkeit, irgendeine Art von staatlicher Förderung als Kulturinstitution anzunehmen. Die Integration ins bundesdeutsche Staatskirchensystem aber würde zugleich bedeuten, eine der ältesten und wichtigsten Forderungen der freigeistigen Tradition für einen vergoldeten Handschlag aufzugeben: eben die strikte Trennung von Staat und Kirche. Damit aber würde der egalitäre Kampf gegen Privilegiensysteme überhaupt ad acta gelegt. Wozu dann aber noch "freigeistige" Verbände überhaupt vonnöten sein soll- ten ausser als Selbstzweck, mag uns nicht so recht einleuchten. Freigeistige Tradition gefährdet Freigeistige Verbände kritisieren zu Recht, dass die Kirchen aufgrund einer im Westen noch mehrheitlichen Mitgliedschaft, die sie als Beweis für ihre Wahrheitsansprüche verwerten, von der Politik die Volldurchsetzung ihrer ideologischen Auffassungen verlangen. Dabei erweist sich bei näherem Hinsehen, dass nur eine verschwindend geringe Minderheit unter den Millionen kirchlicher Karteileichen tatsächlich im Vollsinne die kirchlichen Auffassungen teilen, ja überhaupt kennen. Das Konzept der "3. Konfession" aber setzt eben nämliches Verfahren voraus, das Freigeistige an den Kirchen kritisieren: Eine diffuse, nur durch oberflächliche Formalkritierien verbundene Grossgruppe würde zu einer durch weltanschauliche Verbindlichkeiten ausgezeichneten "Konfession" befördet und auf dieser Grundlage der eigenen Geltungs- und Teilhabeanspruch freigeistiger Vereine im Staatskirchensystem vorgetragen. Ein solcher Ansatz , so scheint uns, widerruft, wie dargestellt, wichtige Komponenten wirklich fortschrittlicher, emanzipatorischer und aufklärerischer Tradition der freigeistigen Bewegungen. Eine angebliche Freigeisterei, die nicht etwa auf eine Überwindung der "Konfessionen", sondern auf deren Verfestigung durch eigene religionsanaloge "Konfessionalisierung" abzielt, gibt sich selbst im Grunde auf. 6 FREIDENKER 9/05 FVS Schweiz FVS-Sektion Zürich: Öffentliche Vorträge Daten Freitag 30. September, 19:00 Uhr Bertrand Russells skeptische Lebensweisheit Samstag, 1. Oktober, 19:00 Uhr Zentralvorstand So., 23. Oktober 2005, in Bern Heitere Lebenskunst mit Wassily Kandinsky Philosophische Bildmeditation zu "Spitzen im Bogen" (1927) Referent Grosser Vorstand 2005 Neues Datum Sa., 19. November 2005, in Olten DV 2006 So., 21. Mai 2006, in Bern Dr. Dr. Joachim Kahl, Marburg Restaurant "Schweighof", Zürich in den Sektionen Agenda Basel – Union Dr. Dr. Joachim Kahl *1941 Theologe und Philosoph. Nach seiner theologischen Promotion widmete er sich besonders religions- und kirchenkritischen Arbeiten. 1968 veröffentlichte er sein Buch "Das Elend des Christentums", das zu einem Klassiker der kirchenkritischen Literatur in Deutschland geworden ist. Joachim Kahl ist freischaffender Philosoph und lebt in Marburg. Sein neustestes Buch mit dem Titel "Weltlicher Humanismus. Eine Philosophie für unsere Zeit", in dem er eine Summe seiner Gedanken vorlegt, ist 2005 im LIT-Verlag erschienen (16.90 Euro. ISBN 3-8258-8511-9). Jeden letzten Freitag im Monat ab 19:00 Uhr: Freie Zusammenkunft im Restaurant "Storchen" Basel. Basel – Vereinigung Jeden letzten Donnerstag im Monat 15 bis ca. 17:30 Uhr: Donnerstag Hock Restaurant "Park", Flughafenstr. 31. Bei schönem Wetter im Gartenrestaurant. Bern Montag, 5. September ab 19:00 Freie Zusammenkunft Freidenkerhaus, Weissensteinstr. 49B Grenchen Sonntag, 18. September Besuch im Freidenkerhaus Bern Weissensteinstr. 49B, Bern Anmeldung ab sofort bei St. Mauerhofer 076 388 46 39 Wassily Kandinsky "Spitzen im Bogen" (1927) Winterthur Winterthur: Öffentlicher Vortrag Sonntag, 11. September 11:00 Pumpehüüslifest im Sporrer, Winterthur-Wülflingen Montag, 3. Oktober 20:00 Öffentlicher Vortrag Referent: Dr. Dr. Joachim Kahl Details siehe nebenstehendes Inserat Montag, 3. Oktober 2005, 20:00 Uhr Türöffnung: 19.30 Uhr Restaurant "Chässtube", Archplatz, Winterthur (Saal 1. Stock, Lift) Gottfried Keller Schweizer Dichter, 1819 - 1890 Seine Dichtkunst – inspiriert von der atheistischen Weltanschauung des Deutschen Philosophen Ludwig Feuerbach. Zürich Dienstag, 13. September 14:00 Freie Zusammenkunft Thema: Abdankung; Was kann ich vorsorgen? Restaurant "Schweighof" Freitag, 30. September 19:00 Samstag, 1. Oktober 19:00 Öffentliche Vorträge Referent: Dr. Dr. Joachim Kahl Details siehe nebenstehendes Inserat Dr. Dr. Joachim Kahl, Marburg interpretiert drei Gedichte, auch "Abendlied", des populären Zürcher Sprachmeisters philosophisch. Winterthurer Freidenker Die Stimme der Konfessionslosen FREIDENKER 9/05 7 FVS Freidenker-Vereinigung der Schweiz Mitglied der Weltunion der Freidenker (WUF) und der Internationalen Humanistischen und Ethischen Union (IHEU) Trauerfeiern Basel (Vereinigung) 061 401 35 19 oder 061 321 31 48 Basel (Union) 061 321 39 30 oder 061 601 03 23 Bern 031 372 56 03 oder 031 911 00 39 Grenchen 076 53 99 301 oder 032 645 38 54 Luzern und Innerschweiz 041 420 45 60 Schaffhausen 052 337 22 66 St. Gallen 052 337 22 66 Vaud Waadt 026 660 46 78 ou 022 361 37 12 Winterthur und Thurgau 052 337 22 66 Zürich 044 463 16 55 Falls unter der regionalen Nummer niemand zu erreichen ist: Zentralsekretariat FVS 032 641 26 24 oder 052 337 22 66 Sektionen Freidenker-Vereinigung Basel und Umgebung Postfach 302, 4012 Basel *auch Fax Präsidentin: Y. Andrek 061 401 35 19* Vizepräsidentin: B. Bisig 061 321 31 48* Kassier: R. Wenger Tel. 061 692 86 27 Fax 061 692 86 28 Mitgliederdienst: R. Frey 061 421 12 80 Freidenker-Union Region Basel USF Postfach 4471, 4002 Basel Präsident: G. Rudolf 061 601 03 43 Infos: 061 321 39 30, 061 601 03 23 Mitgliederdienst: 061 321 39 30 Postkonto: 40-4402-5 Bestattungsfonds: 40-4007-5 Freidenker Bern Postfach, 3000 Bern 1 Präsident a.i.: J. Kaech 031 372 56 03 Mitgliederdienst: A. Hänni 078 859 35 73 Libre Pensée de Genève 27 ch. des quoattes, 1285 Avusy Président: J.P. Bouquet 022 756 40 49 tél. et fax Sektion Grenchen und Umgebung Postfach 418, 2540 Grenchen Präsident: S. Mauerhofer 076 388 46 39 info@freidenker-grenchen.ch Mitgliederdienst/ Lotti Höneisen Krankenbesuche: 076 53 99 301 FVS Mittelland Postfach 637, 4600 Olten Präsident: W. Zollinger 062 293 39 30 Freidenker Schaffhausen c/o Alice Leu Haargasse 12, 8222 Beringen Kontaktperson: A. Leu 052 685 23 03 FVS-Regionalgruppe St. Gallen c/o Ernst Diem St.Georgenstr. 218b, 9011 St.Gallen Präsident: E. Diem 071 222 47 54 Associazione Svizzera dei Liberi Pensatori (ASLP) Sezione Ticino Casella postale 721, 6902 Paradiso Presidente: R. Spielhofer 091 994 21 45 Ass. vaudoise de la Libre Pensée Case postale 5264, 1002 Lausanne Président: J.P. Ravay 022 361 94 00 Secrétariat: 026 660 46 78 Winterthurer Freidenker Postfach 1806, 8401 Winterthur Präsident: J.L. Caspar 052 337 22 66 Sekretariat: D. Dünki 052 222 98 94 FVS-Ortsgruppe Zürich Postfach 7210, 8023 Zürich Präsident: H. Rutishauser Tel./Fax 044 463 16 55 MitgliederM. Dobler dienst: Tel. 044 341 38 57 FREIDENKER - BIBLIOTHEK Zürich, im Sozialarchiv Stadelhoferstr. 12 (Nähe Bellevue) Bücherausgabe: Mo. - Fr. 10–20 Uhr Sa. 10–13 und 14–16 Uhr Auskunft: 01 251 80 66 Zentralsekretariat Mitglieder melden ihre Adressänderungen bitte an die Sektionen. Zuschriften an den Vorstand, AboMutationen, Auskünfte, Materialbestellungen an: Zentralsekretariat FVS Postfach 217 CH-2545 Selzach Tel. 032 641 26 24 Fax 032 641 26 25 www.freidenker.ch Postkonto: 84-4452-6 Adressänderungen an: Postfach 217 CH-2545 Selzach Impressum Redaktion Reta Caspar Rainweg 9 031 911 00 39 CH-3052 Zollikofen E-mail: reta.caspar@swissonline.ch Erscheinungsweise monatlich Redaktionsschluss 15. des Vormonats Jahresabonnement Schweiz: Fr. 30.– Ausland: Fr. 35.– (B-Post) Probeabonnement 3 Monate gratis Druck und Spedition Printoset, Flurstrasse 93, 8047 Zürich www.printoset.ch ISSN 0256-8993, Ausgabe 9/2005 Namentlich gekennzeichnete Beiträge können, aber müssen nicht mit der Ansicht der Redaktion übereinstimmen. 2545 Selzach AZB