Freidenker 06/2004.pdf

PDF download

(file: @@freidenker-200406.pdf@@)libero pensatore Steh auf – denk selber! Zu fragen wäre auch, was das Motto genau bedeuten soll. Darf die katholische Jugend wirklich aufstehen und ihre Überzeugung vertreten, oder wird sie dem derzeitigen Zeitgeist gemäss von den Kirchenführern dazu missbraucht, ihrem verstaubten Image und ihrer rückwärtsgewandten Dogmatik den Schleier der Jugendlichkeit zu verpassen. Dafür dass die Jugend kommt, sorgen die katholischen Eltern und die regionalen Komitees. Unterstützend wirkt auch ein entsprechendes Rahmenprogramm, das den Vergleich mit Popkonzerten nicht zu scheuen braucht. Grossevents sind heute "in" – nicht nur unter Jugendlichen. Ob Sportveranstaltung oder Musical, die Hallenstadien dieses Landes werden gerne besucht. Nicht ohne Grund bezeichnete vor kurzem die Weltwoche moderne Stadien als "unsere wahren Kathedralen." Während sich die Kirchen überall in Europa dramatisch leeren und vielerorts bereits über den Verkauf, den Abbruch oder die Umnutzung der überflüssigen und unterhaltintensiven Gotteshäuser nachgedacht wird, wird für jede Weltmeisterschaft und jede Olympiade ein neues Stadion mit noch gigantischeren Ausmassen entworfen. Stadien seien "multifunktionelle Entertainment-Zentren" und "gewaltige Aufmerksamkeitsmaschinen der realen und der medialen Öffentlichkeit" (Weltwoche Nr. 21, 2004). Kein Wunder, dass auch die Kirchen sich gerne dort zeigen wollen – auch wenn es eines nationalen Kraftaktes bedarf um das Stadion schliesslich zu füllen. Zu fragen wäre weiter, ob es Dummheit, Planung oder Zufall ist, dass die Stop-Aids-Plakatkampagne des Bundesamtes für Gesundheit BAG (die gelben Plakate mit den Strichmännchen in verschiedenen Liebesstellungen) genau Ende Mai ausläuft, dass also gerade rechtzeitig zum Grossaufmarsch der Jugend – ein wichtiges Zielpublikum der Kampagne – in Bern kein einziges Plakat mit der guten Kondom-Botschaft hängen wird! Die Aids-Hilfe Schweiz erwägt dem Vernehmen nach, sich unter die Jugendlichen zu mischen und Kondome zu verteilen. Denn politische Äusserungen, papstkritische Kundgebungen in der Öffentlichkeit sind in Bern unerwünscht – die Route, auf der er zum Stadion geführt wird, wird entsprechend streng geheim gehalten. Zu fragen wäre aber vor allem, welche Botschaft die katholische Kirche den jungen Menschen übermitteln wird, angesichts der monströsen Bildern vom Kriegshandwerk der gottesfürchtigen, selbsternannten Befreier im Irak. Wird an diesem Anlass geschwiegen über die Verantwortung der Menschen für ihre Taten, wird wieder alles im kirchlichen Ablassgeschäft weichgespült, oder werden die jungen Menschen aufgefordert, wirklich aufzustehen, ihren Kopf zum Denken einzusetzen, Unrecht als solches zu erkennen und dagegen aufzustehen, wenn nötig auch gegen den Widerstand der kirchlicher oder militärischer Machtträger? Wohl kaum. Sie werden einmal mehr dazu angehalten werden, ihren offenbar tauben oder unwilligen Gott um Frieden zu bitten – und erlöse uns von dem Bösen... Zu fragen ist schliesslich, ob die Öffentlichkeit einfach tolerant zuschauen darf, wenn Religionsvertreter von Tausenden von jungen Menschen Gehorsam verlangen und sie mit Schuldgefühlen in ihrem sexuellen Erleben belasten, welche geeignet sind – weil alles verdrängt und verbogen wird – genau jenen Nährboden zu bereiten, auf dem Monstrositäten wie jene von Abu Ghraib gedeihen können. Fazit: ein fragwürdiger Anlass. Reta Caspar FREIDENKER 6/04 Unter dem Motto "Steh auf" findet am 5./6. Juni 2004 in Bern das erste nationale katholische Jugendtreffen statt. Als Stargast des Eröffnungsspektakels tritt Papst Johannes Paul II. auf. Für die Eucharistiefeier vom Sonntag erwarten die Organisatoren gegen 50'000 Teilnehmende – allerdings nicht nur jugendlichen sondern jeden Alters. Die Freidenker-Vereinigung der Schweiz hat gegen den Anlass als solchen nichts einzuwenden. Im Namen der Religionsfreiheit soll es den Kirchen unbenommen sein, ihre freikirchliche Konkurrenz mit nationalen Grossanlässen zu überbieten. Zu fragen wäre allerdings, warum das Oberhaupt der katholischen Kirche, wenn es zu einem religiösen Anlass in die Schweiz reist, von nicht weniger als vier – sonst doch so vielbeschäftigten – Bundesräten begrüsst wird. Zu fragen wäre zudem, welchen Aufwand dieser Anlass für die öffentliche Hand bedeutet, und wer diese Kosten tragen soll. THEMEN in diesem FREIDENKER Papstbesuch in Bern 1 S. Carlo Borromeo e il Cant. Ticino 2 DV 2004: Aufbruchstimmung 3 Stichwort: Steinigung 4-5 Plädoyer für das Handeln 6 Wenn Helfer zum Problem werden 6 1 San Carlo Borromeo e il Cantone Ticino "... Contro le streghe o maliarde allucinante era il suo accanimento (o encomabile, secondo i punti di vista). Le inceneriva singolarmente o a gruppi (fino a nove per volta arse vive in sua presenza); e mentre lui attizzava il fuoco da una parte, i suoi incaricati facevano del loro meglio per imitarlo in altri luoghi. In effetti era stato graziato dal buon Dio di tutti i doni, che i preti enunciano in lunghi elenchi, ma non di quello dell’ubiquità: un’imperdonabile svista della provvidenza per la quale egli dovette sobbarcarsi, in ordine successivo, oltre mille visite pastorali. Le povere donnette venivano sacrificate all’ansia sacro-santa di ripulire il mondo, con credenze superstiziose sistematicamente alimentate dall’alto con un flusso di predicazioni e di scritti minacciosi, in cui si cercava di addormentare il buon senso pubblico, non del tutto sopito, con astruserie come questa: Le streghe esistono, e prova della toro esistenza è il fatto che ogni giorno ne vengono condannate e uccise. Ma sarebbe far torto all’intelligenza del Borromeo supporre che lui stesso credesse davvero alle fanfaluche che voleva inculcare negli altri. Famosa è la sua grande spedizione punitiva in Svizzera per migliorare la regione poi denominata Cantone Ticino, il territorio delle Tre leghe grigie e, di ritorno, la Valtellina, del 1583. Oltre a far fuori il maggior numero possibile d’in-demoniate, il santo progettava d’abbrancare e distruggere coloro che con esse più odiava: i profughi dall’ltalia, che definiva sentina di vizj, eretici, apostati, facinorosi e perduti... che temendo essere sterminati daranno in furore... i quali, conoscendolo bene, non potevano che dipingerlo, in quei paesi dove vigeva la tolleranza, se non come egli era. Presa la via più corta, a nord-est del Verbano, si piantò in posizione elevata e fortificata nella Vai Mesolcina dedicandosi a processare un gran numero di donne, infierendo su quelle sposate, a suo dire veri mostri d’inferno. Quando però alcuni nobili, sostenuti dai fuorusciti d’ogni parte d’ltalia, cominciarono a levare formali proteste, il nostro scappò zelantemente al galoppo, seguito dal celebre predicatore Panigarola, dal gesuita Gagliardo, da molti ecclesiastici di virtù e saper grandi e dal solito enorme stuolo di famigli, birri, carnefici e manigoldi (nome dato allora agli aguzzini). Ripreso fiato al bivio della Vai Calanca e imboccata questa nuova strada, ricomincia a purgare la peccaminosa umanità e cammin facendo conobbe (sic) cinquanta famiglie cadute in eresia e ventidue maliarde, finche arrivò a Disentls, al di là dello spartiacque, e da qui puntò il dito su Coira, la capitale dei Grigioni di religione mista che però apparteneva, per trattato internazionale, alla sua giurisdizione episcopale. Ma non aveva ancor mosso il primo passo, quando gli giunse dalla Vai Bregaglia, da cui lo separavano oltre cento miglia e intere catene di montagne, la lettera di un emissario (o missionario, secondo I’eufemistico Cantù), il Grattarola, con la notizia che, processato in un’osteria dai valligiani insorti, gli era stata imposta una multa, che poi i giudici gli avevano condonato contentandosi di farsi pagare la cena. A tal imprevisto lo Zelante per antonomasia con fervida sollecitudine rivalicò le Alpi, e non finì la sua corsa che quando fu ridisceso nella familiare piana di Magadino, bagnata dalle acque del Verbano, dove godeva ogni garanzia di sicurezza e non si sentiva più attanagliato dalla paura. Eppure il pericolo corso non poteva essere più piccolo: quei buoni montanari non avrebbero mai osato torcergli un capello, non tanto per reverenza verso una conclamata santità che recisamente gli negavano, quanto perché sapevano che lui, tutto ligio alla Spagna, poteva contare sull’esercito del governatore di Milano e colpirli con sempre più terribili rappresaglie; come puntualmente si verificò poi in Valtellina con la strage festeggiata dai papisti col nome di Sacro macello, dovuta all’ispirazione del suo degno cugino, il cardinal Federigo d’infausta e manzoniana memoria. Nella turrita Bellinzona, dove ormai respirava un’aura casalinga, ben protetto da una forte cerchia di mura, Carlo Borromeo non si sprecò in vanità lontane dalla sua vocazione di Carlo Borromeo (1539-1584) Tratto dal libro di Oreste Clizio Gerolamo Donato detto IL FARINA, l’uomo che sparò a san Carlo e altri scritti. pp. 112, 12 ill. fuori testo, fr. 12.Edizioni La Baronata Cas. postale 22 6906 Lugano 6 In coedizione con La Cooperativa Tipolitografica Editrice di Carrara. La ricerca sull’uomo che attentò alla vita del cardinale Borromeo fornisce lo spunto per analizzare la figura di questo santo e dell’ambiente lombardo e ticinese. Ne risulta un quadro che dietro il paravento della santità rivela la continua ricerca del dominio da parte della Chiesa sia sulle persone sia sulle cose. E per raggiungere questo obiettivo, oltre a costruire a posteriori falsi ideologici e storici, si serve di personaggi che sono tutto in negativo: maniaci e misogini, ma forse per questo tanto funzionali al Potere perché disposti ad ogni prevaricazione in nome di qualche grande concetto: Dio, la salvezza della anime, le ricompense in una vita futura ed altre fandonie. giustiziere, alla quale diede sfogo infliggendo le solite punizioni a una città da lui trovata (come del resto quasi tutti i luoghi onorati dalle sue visite) folta d’ignoranze delle cose di Dio, matrimoni incestuosi, ecc. ecc." 2 FREIDENKER 6/04 ZPs-Corner Der Heilige Karl Borromäus und der Kanton Tessin Der nebenstehende Artikel in italienischer Sprache ist ein Auszug aus dem Buch "Gerolamo Donato detto IL FARINA, l’uomo che sparò a san Carlo e altri scritti" von Oreste Clizio. "Berühmt ist seine grosse Strafexpedition in die Schweiz Anno 1583, um jene Region "zu bessern", die später Kanton Tessin genannt wurde, sowie das Gebiet der Drei grauen Bünde und, auf dem Rückweg, das Veltlin. Neben der Ausmerzung der grösstmöglichen Anzahl "Verteufelten" beabsichtigte der Heilige, jene zu vernichten, die er am meisten hasste: die Flüchtlinge aus Italien, das er als "Lasterhöhle" bezeichnete, "voll von Häretikern, Abtrünnigen, Ketzern und Verlorenen...". In der Mesolcina, gab er sich ganz dem Prozessieren gegen Frauen hin. Dabei konzentrierte er sich auf die Ehefrauen, seiner Meinung nach "richtige Höllenmonster". Als jedoch einige Adelige mit Unterstützung der Auswanderer aus allen Teilen Italiens begannen, formelle Proteste zu erheben, flüchtete er. Auch im Calancatal "erkannte er (sic) fünfzig in Häresie verfallene Familien und zweiundzwanzig Hexen". Über Disentis richtete er seinen Finger auf Chur, die konfessionell gemischte Hauptstadt Graubündens, welche durch ein internationales Abkommen seiner episkopalen Gerichtsbarkeit unterstellt war. Aber zuvor erreichte ihn vom Bergell, von dem er über hundert Meilen und ganze Bergketten entfernt war, der Brief eines Emissars mit Namen Grattarola, mit der Nachricht ihm, Grattarola, sei von aufständischen Talbewohner in einer Kneipe der Prozess gemacht und er sei zu einer Busse verurteilt worden, die ihm die Richter, sich damit begnügend, sich das Abendessen bezahlen zu lassen, dann entlassen hätten. Darauf querte Borromäus schleunigst wieder die Alpen. Obwohl: Die guten Bergler hätten es nie gewagt, ihm auch nur ein Haar zu krümmen; nicht etwa aus Ehrfurcht vor einer proklamierten Heiligkeit, die sie ihm entschieden absprachen, sondern vielmehr weil sie wussten, dass er Spanien ganz und gar ergeben war und deshalb auf die Armee des Gubernatore von Mailand zählen konnte, Delegiertenversammlung 2004 Aufbruchstimmung in Basel Rund 60 Personen haben an der Delegiertenversammlung am 16. Mai in Basel teilgenommen. Der Antrag des Zentralvorstandes auf Schaffung einer professionellen Geschäftsstelle mit Schwerpunkt Öffentlichkeitsarbeit war nicht bestritten. Man war sich einig, dass eine Vorwärtsstrategie, hin zur Interessenvertretung nicht nur der Mitglieder sondern der wachsenden, nicht mehr kirchengebunden Bevölkerung, eingeschlagen werden soll. Zu Reden gab vor allem die Dauer der Anfangsphase, für die der ZV 5 Jahre beantragt hatte. Die Finanzierung aus den Sektionsvermögen war im Grundsatz nicht bestritten, doch verlangte eine Mehrheit der Delegierten eine Ratifizierung durch die Sektionen. Nach ausgiebiger Diskussion beschloss die DV ohne Gegenstimme: 1. Der Zentralvorstand wird beauftragt, eine Geschäftsstelle im Rahmen von 50 Stellenprozenten aufzubauen. 2. Die Sektionen werden verpflichtet, während einer Aufbauphase von 2 Jahren die zusätzlichen Mittel von Fr. 50‘000.-/Jahr aufzubringen. 3. Die Sektionen leisten ihren jährlichen Beitrag im Umfang von 10% ihres Vermögens (Stand September 2004). 4. Die Sektionen verpflichten sich, diesen Beschluss binnen 3er Monate zu ratifizieren. Die Sektionen werden – soweit sie das nicht schon gemacht haben – den DV-Beschluss ihren Mitglieder also in nächster Zeit vorlegen. Bitte beachten Sie die entsprechenden Veranstaltungshinweise auf Seite 7. An der Sitzung des Grossen Vorstandes wird der ZV im Rahmen der Budgetberatung über das Konzept der Geschäftsstelle informieren. Die statutarischen Geschäfte wurden zügig erledigt. Zentralpräsident und Zentralvorstand wurden bestätigt, ebenso die Revisoren Hans Rutishauser (Zürich) und Peter Bürki (Bern). Als neuer, dritter Revisor wurde Rolf Schaufelberger (Zürich) gewählt. Die Delegiertenversammlung 2005 wird von den Winterthurer Freidenkern organisiert. Um 16.30 Uhr erklärte Zentralpräsident Jürg Caspar die Sitzung für geschlossen. Einzelne Delegierte nahmen trotz der vorgerückten Zeit am Stadtbummel teil, der von René Wenger (Basel FVS) geführt wurde. Ein herzliches Dankeschön den beiden Basler Sektionen für die gemeinsame Organisation der Delegiertenversammlung 2004, für den spendierten Apéro mit Basler Stadtwein und das Bhaltis (Basler Läckerli) zum Abschluss! von dem schreckliche Repressalien drohten; genau das geschah später im Veltlin, ein Blutbad, das die Papisten als Heiliges Gemetzel feierten. Im Bellinzona, gut geschützt hinter festen Mauern, liess er seiner Berufung als Scharfrichter freien Lauf, in einer Stadt, die er (wie übrigens fast alle Orte die er durch seine Visiten beehrte) "voller Ignoranz in Sachen Gottes, voller blutschändlicher Ehen" etc. etc. vorfand. Übersetzung: Mariella Becchio Kürzungen: Reta Caspar Korrigendum In der Mai-Nummer des Freidenkers ist bei der Begrüssung von Georges Rudolf auf Seite 3 oben leider eine Zeile verloren gegangen. Der vollständige Satz lautet: Ich denke an die Integrationsbestrebungen in einem Stadtstaat, der rund dreissig Prozent Einwohner mit nicht schweizerischem Pass beherbergt. Diese Bestrebungen werden, selbst unter der Fuchtel der Sparapostel, auf breiter Basis und mit viel Freiwilligenarbeit weitergeführt. FREIDENKER 6/04 3 Steinigung Immer wieder empört sich die Weltöffentlichkeit über Steinigungen in islamischen Ländern, und immer wieder verteidigen islamische Gelehrte die konsequente Anwendung der Scharia. Steinigung in der Bibel Die Steinigung als Hinrichtungsart war schon in vorislamischer Zeit bei vielen Völkern verbreitet. Und im ersten Teil der Bibel, der Urkunde göttlicher Offenbarung für die jüdische und christliche Religion, wird die Steinigung als Strafe für Delikte wie Gotteslästerung oder Ehebruch mehrfach erwähnt. Besonders deutlich auch im 5. Buch Mose, der Sammlung von Reden und Geboten, die den Israeliten vor dem Einzug in Kanaan gegeben wurden. So steht über die Bestrafung des falschen Propheten und Verführers geschrieben: 5. Mose 13:10. Man soll ihn zu Tode steinigen, denn er hat dich wollen verführen vor dem Herrn, deinem Gott… und über diejenigen, die sich haben verführen lassen: 5. Mose 17:5. So sollst du denselben Mann oder dasselbe Weib ausführen, die solches Übel getan haben, und sollst sie zu Tode steinigen. Die Entheiligung des Sabbats kommt einer Auflehnung gegen den feierlichen Bund mit Gott gleich, seine Entweihung einem Abfall von Gott: 2. Mose 35:2. Sechs Tage sollt ihr arbeiten, den siebten Tag sollt ihr heilig halten, einen Sabbat der Ruhe des Herrn. Wer darinnen arbeitet soll sterben. Gott verlangt also, dass derjenige, der den Sabbat entheiligt zu töten sei: 4. Mose 15:32… Als nun die Kinder Israel in der Wüste waren, fanden sie einen Mann Holz lesen am Sabbattag. Und die ihn drob gefunden hatten, da er Holz las, brachten ihn zu Mose und Aaron, und vor die ganze Gemeinde… Da führte die Gemeinde ihn hinaus vor das Lager, und steinigten ihn, dass er starb, wie der Herr Mose geboten hatte. Und über die Ehebrecher steht: 3. Mose 20:10. Wer die Ehe bricht mit jemandes Weib, der soll des Todes sterben, beide Ehebrecher und Ehebrecherin, darum, dass er mit sei- Stichwort Die Steinigung von Stephanus, Rembrandt (1606 - 1669) nes nächsten Weib die Ehe gebrochen hat. Die Todesstrafe ist auch über diejenigen zu verhängen, die vorehelich sündigen: 3. Mose 20:21. So soll man sie (Anm. "die nicht als Jungfrau gefundene") heraus vor die Tür ihres Vaters Haus führen, und die Leute der Stadt sollen sie zu Tode steinigen. Stephanus, der erste Märtyrer der christlichen Urgemeinde, wurde vom wütenden Pöbel durch Steinigung umgebracht: Apg. 7:57… Und die Zeugen legten ab ihre Kleider zu den Füssen eines Jünglings, der hiess Saulus. Und steinigten Stephanum, der anrief und sprach: Herr Jesu, nimm meinen Geist auf! Der erwähnte Saulus, nach seiner Bekehrung Paulus genannt, war in jungen Jahren ein glühender Verfechter des mosaischen Gesetzes und verfolgte die Christen. Hier erhob er wohl keinen Stein, aber als junger und angesehener Schriftgelehrter nahm er Verantwortung auf sich: Apg. 22:20. Und da das Blut Stephani, deines Zeugen, vergossen war, stand ich daneben und hatte Wohlgefallen an seinem Tod, und verwahrte denen die Kleider, die ihn töteten. Als erster Prophet wandte sich Jesus entschieden gegen die Steinigung. Eines Tages brachten ihm Schriftgelehrte und Pharisäer eine Ehebrecherin und fragten ihn scheinheilig: Joh. 8:5. Moses aber hat uns im Gesetz geboten, solche zu steinigen; was sagst du? Sie hofften wohl, Jesus als Übertreter des mosaischen Gesetzes anklagen zu können. Seine Antwort: Joh. 8:7…wer unter euch ohne Sünde ist, der werfe den ersten Stein auf sie, beschämte sie, und weil sie fürchteten, Jesus würde ihre eigenen Sünden offenbaren, schlichen sie davon. Blutiger religiöser Fanatismus Nun, heute würde wohl keine jüdische oder christliche Gemeinschaft mehr eine Steinigung als Strafe für Ehebruch oder Götzendienst in Erwägung ziehen. Strenggläubige Menschen zeigen ihr Missfallen Anders- oder Nichtgläubigen gegenüber "nur" noch durch abwertende Äusserungen, stille Gesten der Verachtung oder demonstrative Nichtbeachtung. Wobei hier die Frage offen bleibt, was sie machen würden, wenn sie dürften! Die Geschichte der Menschheit ist ja geprägt von blutigstem religiösem Fanatismus: Kreuzzüge, Inquisition, Ketzerprozesse oder Hexenverbrennungen gestern, Verfolgung, Vertreibung und Ermordung Andersgläubiger heute – und all dies immer mit dem Anspruch, allein im Besitz des rechten Glaubens zu sein. Steinigung im Islam Der Islam ist die vom Propheten Mo- 4 FREIDENKER 6/04 hammed im 7. Jahrhundert in Mekka gestiftete Religion. Das heilige Buch der Muslime, der Koran, enthält die durch den Engel Gabriel übermittelten Offenbarungen Allahs an Mohammed. Diese Offenbarungen sind die Wiedergabe einer himmlischen Urschrift, der auch die heiligen Bücher der Juden und Christen entstammen. Mit dem Islam hat Mohammed den bestehenden Religionen ihre endgültige Form verliehen, das "Judentum durch christliche und arabisch-heidnische Elemente bereichert" (H. v. Glasenapp). Die Juden legten also die Grundlagen nicht nur des Christentums sondern auch des Islam – der demzufolge keine neue Religion ist, sondern eine Fortsetzung der Frühreligionen, und der Judaismus ist somit reine Vorgeschichte. Obwohl die Steinigung in den archaischen Stammesgebieten verbreitet und auch das mosaische Gesetz Mohammed bekannt war, gibt es keinen Koranvers, der diese Hinrichtungsart als Bestrafung vorsieht. Als Strafe für Ehebruch steht im Koran: Sure 24:3. Weib und Mann, die des Ehebruchs schuldig sind, geisselt beide mit einhundert Streichen. Trotzdem halten konservative Muslime die Steinigung für Ehebruch als eine von Gott verordnete und somit gerechte Strafe. Dabei orientieren sie sich in erster Linie an den Überlieferungen, d.h. an den Berichten über Äusserungen, Empfehlungen und Handlungen Mohammeds, die in der Hadith gesammelt sind. Diese gehören neben dem Koran zur wichtigsten Glaubens- und Rechtsquelle im Islam, denn der Koran allein, auch als vollkommen angesehene Offenbarungsschrift, regelt aus der Sicht der Gelehrten nicht umfassend genug das religiös-soziale Leben der Gläubigen. Diese Überlieferungen sind erst viele Jahre nach Mohammeds Tod entstanden, lange Zeit nur mündlich weitergegeben worden, historisch keineswegs nachweisbar und möglicherweise nur Resultate vieler theologischer Diskurse in der Frühphase dieser Religion. Trotzdem besitzen sie eine Vormachtstellung, gelten als wichtige, autoritative Glaubensurkunden, bestimmen alle Lebensbereiche, vom Gebet über die Speisevorschriften bis hin zum Familien- und Strafrecht, aber kein strenggläubiger Muslim zweifelt an ihrer Echtheit und Wahrhaftigkeit. Die Scharia (das religiöse Recht des Islam) beruht hauptsächlich auf der Hadith und dem Koran, und nicht wenige islamische Schriftgelehrte halten die Überlieferungen für bedeutender und entscheidender als den Koran. Im Widerspruch zum Koran … wahrlich, die Steinigung steht im Buch Allah und ist eine gerechte Strafe für diejenigen, die Unzucht begehen, nachdem sie geheiratet haben... (Hadith in Sahih Muslim: Nummer 3201). Diese, als authentische Aussage Mohammeds ausgegebene Überlieferung scheint von islamischen Rechtsgelehrten erfunden, denn sie steht ganz eindeutig im Widerspruch zum Koran. Die einzige Steinigung, die mit Mohammed in Verbindung gebracht werden kann, ist diejenige, die an Juden aufgrund ihres eigenen Gesetzes, der Thora, angewandt wurde. Der Prophet selbst hat sich nie für diese barbarische Hinrichtungsart ausgesprochen und es ist zu vermuten, dass er sich mit vielen Gesetzen der Scharia, die von den Gelehrten als heilig und unantastbar angesehen werden, nicht einverstanden erklärt hätte. Er wurde von seinen Anhängern genau deshalb respektiert und geliebt, weil er für sie das vollkommene Beispiel eines gerechten, barmherzigen und mutigen Menschen war. Im Koran steht unmissverständlich: Sure 2:257. Es soll kein Zwang sein im Glauben… aber in der Hadith, der Sammlung vieler tausend Überlieferungen, ist von dieser Toleranz nicht mehr viel zu spüren, und bis heute beharren fundamentalistische Gelehrte stur darauf, dass keiner das ewig gültige Gesetz nach eigenen Vorstellungen auslegen oder gar in Frage stellen darf. Reformation des Islam Trotzdem versuchen immer wieder gemässigte Muslime der Religion ein modernes Gesicht zu geben und sie vom steinzeitlichen Ballast zu befreien. Denn Veränderungen stehen, gemäss dem Koran, keineswegs im Widerspruch zum Absolutheitsanspruch der göttlichen Offenbarung: Sure 2:107. Welches Zeichen wir auch aufheben oder dem Vergessen an- heimgeben. Wir bringen ein besseres dafür oder ein gleichwertiges… Doch Rechtsgelehrte, denen es schlussendlich nur um die Erhaltung ihrer uneingeschränkten Macht über Menschen geht, argumentieren unnachgiebig, wiederum mit einer Überlieferung: A’ischa, Allahs Wohlgefallen auf ihr, berichtete: Der Gesandte Allahs, Allahs Segen und Heil auf ihm, sagte: Wer in unsere Glaubenslehre eine Neuerung einführt, dessen Neuerung ist zurückzuweisen (und nicht zu befolgen, denn das ist eine Art Rückkehr zur Zeit der Unwissenheit). (Hadith im Sahih Muslim, Nummer 3242). Aufklärung und Modernisierung, ja die gesamte gesellschaftliche Entwicklung, ging und geht an diesen Fundamentalisten vorbei, weshalb sie auch jeden, der den Islam behutsam anpassen und modifizieren möchte, als Abtrünnigen betrachten, der gegen die unantastbaren Werte des Islam verstösst. So säen sie weiterhin Hass, schüren Angst und Vorurteile, warnen vor dem unislamischen Verfall der Sitten und fordern die unlösbare Einheit von Religion und Staat. Und die verarmten Massen, denen jede Zukunftsperspektive im Diesseits fehlt, lassen sich in die Arme dieser Heilsversprecher und religiösen Eiferer treiben – und erstaunlich rasch davon überzeugen, dass die Einführung der Scharia alle sozialen und gesellschaftlichen Probleme der Gegenwart lösen wird. Zu befürchten ist, dass die Rückbesinnung auf alte islamische Traditionen vielerorts zunimmt und vermehrt strenggläubige Geistliche, als Vertreter Gottes, die politische Herrschaft ausüben und die religiösen Gesetze zu Staatsgesetzen erheben – und dabei Werte wie Freiheit und Gerechtigkeit mit den Füssen treten. Die freie Welt kann die liberalen Kräfte wohl ermutigen und unterstützen, vielleicht auch einmal ihre eigene Betrachtungsweise und Politik überdenken (z.B. den Nahostkonflikt oder Bushs globalen Kreuzzug, um die Welt nach seinen Vorstellungen zu ordnen), letztendlich hat aber der Schritt in eine säkulare Zukunft von den betroffenen Menschen selbst zu kommen. Bruno Stutz, Embrach FREIDENKER 6/04 5 Büchertisch Plädoyer für das Handeln "Ein Mensch," sagt Susan Sontag, "der bewusst und ernsthaft nachdenkt, muss zu einem gewissen Grad ein kritisches Verhältnis zu unserer Kultur haben." Die Texte gehen immer aus von eigenem Erleben: Nur wer vor Ort ist, versteht. Susan Sontag fuhr in den Krieg, nach Vietnam und nach Sarajevo. "Um die Welt zu verstehen, brauchen wir Wörter. Aber um Gefühle zu empfinden und uns zu erinnern, sind Fotos ungeheuer wichtig. Doch Fotos formen und verformen auch, was wir erinnern oder glauben erinnern zu sollen. Darüberhinaus überlagern Fotos oft unsere eigene Erinnerung, sogar wenn wir das, was sie zeigen, selbst erlebt haben. Wir erinnern uns häufig nicht an das Erlebte, sondern allein an das Abbild, an das Foto." Was sagen uns Bilder über Krieg und Leid? Was passiert, wenn wir, wie es im Titel des Essays heisst, "das Leiden anderer betrachten"? Zu wenig, meint Susan Sontag. Sicher, wir seien geschockt. Ausserdem helfen die Bilder, Ereignisse im Gedächtnis zu speichern. Aber wir handeln eben nicht. Wir konsumieren Bilder und meinen, die Wirklichkeit zu kennen. Was Susan Sontag präsentiert ist weniger eine präzise Analyse, als vielmehr ein moralischer Appell, eine Aufforderung zum Handeln. "Im Grunde ist es ein Buch über den Krieg, über Bewusstsein, über das Problem der Gleichgültigkeit. Die steht nämlich im Gegensatz zu unserer Verantwortung, zu unseren moralischen Ansprüchen, die von Mensch zu Mensch verschieden und kulturell bedingt sind. Leider glaube ich, dass wir in einer Kultur leben, welche die Menschen ermuntert, desinteressiert und zynisch zu sein." Susan Sontag Das Leiden anderer betrachten Verlag Hanser, 152 Seiten, Fr. 29.2003, ISBN 3-446-20396-6 Wenn Helfer zum Problem werden Die grauenvollen Bilder aus den Gefangenenlagern im Irak sind uns noch im Gedächtnis. Sie zeugen davon, dass das Kriegsgeschäft seine eigene, menschenverachtende Logik auch dann entwickelt, wenn es unter dem hehren Titel "Befreiung" betrieben wird. Es ist eine traurige Tatsache, dass Besatzungstruppen selber immer auch zum Problem werden. Ein neuer Bericht der Menschenrechtsorganisation Amnesty International befasst sich mit der Situation von Frauen und Mädchen im Kosovo. Das 80seitige Papier liest sich wie eine nicht enden wollende Liste von erschrekkenden Gewaltbeschreibungen und Einzelschicksalen, die einer ebenso langen Liste an unverständlichen Versäumnissen und Verstrickungen seitens der Verantwortlichen im Kosovo gegenüber stehen. So seien 20 Prozent der Bordellbesucher oder Freier im Kosovo "Internationale", obwohl diese gerade einmal (männlich/weiblich zusammen) zwei Prozent der Bevölkerung ausmachen würden. Nach Ankunft von 40'000 KFOR-Soldaten, Hunderten UNMIK-Beamten und dem Personal von mehr als 250 internationalen Organisationen – sehr schnell "zu einem der wichtigsten Länder für Frauen- und Mädchenhandel zur Zwangsprostitution geworden. Die gering vorhandene lokale Prostitution, wurde in einen riesigen, meist von organisierten Verbrechernetzen dominierten Markt, einer Sex-Industrie transformiert", konstatiert Amnesty. Der Menschenhandel eskaliert Erstmals berichtete Ende 1999 der UNEntwicklungsfond für Frauen ( UNIFEM [4]) über die Angewohnheiten der "Friedenstruppen". Dabei seien insgesamt 18 Gebäude aufgelistet worden, die in der Nähe von KFOR-Camps lagen. Die meisten "Kunden" dieser Bordelle waren KFOR-Soldaten aus den USA, Deutschland, Italien, Frankreich und einigen anderen Staaten, von denen einige wiederum selbst in den Menschenhandel verstrickt waren. Danach eskalierte der Menschenhandel im Kosovo. In ihrer ersten "Tabu-Liste" vom Januar 1999, die dem UNMIK-Personal galt, wurden noch 75 Bars, Clubs und Restaurants zur verbotenen Zone erklärt. Am 1. Januar 2004 waren es schon 200 Etablissements, in denen zur Prostitution gezwungene und vom Menschenhandel betroffene Frauen vermutet wurden. Anfang 2000 erkannte auch die Internationale Organisation für Migration IOM in den "45'000 Ausländern" einen Verursacher "für die vielen neuen Nachtclubs, die wie aus dem Boden schossen". Die IOM machte aber auch äussere Faktoren, wie den gut organisierten Verbrechernetzwerken in den Nachbarländern, den gut etablierten Schmuggelrouten in die EU oder das schlecht funktionierende Rechtssystem für den Menschenhandel verantwortlich. Viele Einzelschicksale Die meisten der betroffenen Frauen und Mädchen im Kosovo stammen aus Moldawien, Bulgarien und der Ukraine und damit den ärmsten Ländern Osteuropas. Viele von ihnen verlassen freiwillig ihr Land, um Armut, Gewalt oder Missbrauch zu entfliehen. Aber auch eine zunehmende Anzahl von einheimischen Frauen und Mädchen werden innerhalb und aus dem Kosovo heraus "gehandelt". Das ergab eine zweijährige Untersuchung der Organisation Centre for the Protection of Women and Children (CPWC) unter 253 betroffenen einheimischen Frauen und Mädchen. Dabei waren 81 % von ihnen unter 18 Jahre alt, ein Drittel davon lediglich zwischen 11 und 14 Jahre alt. 84 % dieser Frauen und Mädchen hatte lediglich einen Grundschul-abschluss. Armee-Bordelle als Lösung? Ein deutscher KFOR-Soldat gegenüber der ARD zu dem Thema: "Das Problem ist, dass niemand über denn Sinn eines Bordell für das deutsche Kontingent nachdenkt. Die Amerikaner, Franzosen und andere, wer auch immer, die haben ihr Armee-Bordell. Ich sage nicht, dass Prostituierte aus Amerika oder Frankreich herkommen müssen, aber das Bordell könnte für eine bestimmte Zeit gemietet werden und stände unter einheitlicher Kontrolle." Quelle: http://www.telepolis.de/deutsch/inhalt/co/ 17380/1.html 6 FREIDENKER 6/04 Forum Cartoons im FREIDENKER Es gab einmal eine Zeit, in der man über die Cartoons im FREIDENKER noch lachen konnte - ich denke z.B: an die "Wenn Jesus am Galgen gestorben wäre"-Karikatur. Jetzt hat man nur noch die Wahl zwischen Heulen und Zähneknirschen – wie in der Bibel. In der Aprilnummer des FREIDENKERs macht sich der Zeichner des Cartoons auf S. 7 über die weibliche Beschneidung lustig, indem er sie mit völlig harmlosen Ritualen wie der christlichen Taufe gleichsetzt. Auch ich bin getauft worden, habe aber natürlich keine Schaden davon getragen. Ausserdem werden Mädchen genauso getauft wie Jungen. Es gibt da keinen Unterschied. Im weiteren wird in dem Cartoon die "weibliche Beschneidung" mit der "männlichen Beschneidung" gleichgestellt. Also bitte! Es muss doch festgehalten werden, dass es sich bei der männlichen Beschneidung im schlimmsten Fall um einen harmlosen, nicht notwendigen Eingriff, im besten Fall um eine notwendige Operation handelt. Die sogenannte weibliche Beschneidung allerdings ist eine grausame Verstümmelung der weiblichen Genitalien, mit viel Schmerzen und absoluter Frigidität verbunden und nie notwendig. So etwas in einer Karikatur zu verharmlosen, ja sich darüber lustig zu machen, entspricht allenfalls dem Niveau einer Boulevardzeitung. Susanne Suna, Reinach in den Sektionen Basel - Union Dienstag, 8. Juni 2004 19:00 Erweiterte Vorstandssitzung mit den Delegierten der DV 2004 Jeden letzten Freitag im Monat ab 19 Uhr: Freie Zusammenkunft im Restaurant "Storchen" Basel. Basel - Vereinigung a.o. Mitgliederversammlung, Datum folgt in der schriftlichen Einladung. Jeden letzten Donnerstag im Monat 15 bis ca. 17:30 Uhr: Donnerstag Hock Restaurant "Park", Flughafenstr. 31. Bei schönem Wetter im Gartenrestaurant. Dienstag, 21. September 2004 Freidenker-Ausflug in den Mystery-Park, Interlaken Wir Freidenker sind bekannt dafür, dass wir keine Vorurteile haben, sondern alles neugierig und gründlich prüfen und uns erst dann äussern... Ein Ausflug für skeptische Freidenkende und ihre Angehörige aus der ganzen Schweiz. Ausführliche Einladung Ende August. Organisation: Winterthurer Freidenker Grenchen Mittwoch, 16. Juni 2004 20:00 a.o. Mitgliederversammlung Saal Rest. "Ticino", Kirchstrasse 71 Grenchen. Traktandum: Beschluss der DV zur Schaffung einer Geschäftsstelle, Finanzierung Gilt als Einladung. Mittelland Samstag, 26. Juni 2004 15:00 a.o. Mitgliederversammlung im Hotel Arte, Kongresszentrum Riggenbachstr. 10, 4600 Olten Schaffhausen Donnerstag, 3. Juni 2004 19:00 Generalversammlung 2004 Restaurant "Falken", Schaffhausen Details siehe schriftliche Einladung. Winterthur Mittwoch, 2. Juni 2004 19:30 Diskussionsforum: "Ethik in der Politik" Restaurant "Chässtube" am Archplatz Sonntag, 20. Juni 2004 10:00 Freidenker-Zmorge im Plättli-Zoo Zürich Dienstag, 8. Juni 2004 14:30 Freie Zusammenkunft Im Restaurant "Schützenruh" vis-à-vis Strassenverkehrsamt, Tram 13 oder Bus 32 u. 89 bis Strassenverkehrsamt. Thema: Delegiertenversammlung vom 16. Mai 2004. Offene Diskussion über die Zukunft der Freidenker mit Hans Rutishauser, Präsident "Ihr Jugendlichen: Der Glaube wird euch zu freien Menschen machen!" FREIDENKER 6/04 7 FVSFreidenker-Vereinigung der Schweiz Mitglied der Weltunion der Freidenker und der Internationalen Humanistischen und Ethischen Union Trauer Feiern Basel (Vereinigung) 061 401 35 19 oder 061 321 31 48 Basel (Union) 061 321 39 30 oder 061 601 03 23 Bern 031 372 56 03 oder 031 911 00 39 Grenchen 076 53 99 301 oder 032 645 38 54 Luzern und Innerschweiz 041 420 45 60 Schaffhausen 052 337 22 66 St. Gallen 052 337 22 66 Vaud Waadt 026 660 46 78 ou 022 361 37 12 Winterthur und Thurgau 052 337 22 66 Zürich 01 463 16 55 Falls unter der regionalen Nummer niemand zu erreichen ist: Zentralsekretariat FVS 032 641 26 24 oder 052 337 22 66 Regional- und Orts- Gruppen Freidenker-Vereinigung Basel und Umgebung Postfach 302, 4012 Basel *auch Fax Präsidentin: Y. Andrek 061 401 35 19* Vizepräsidentin: B. Bisig 061 321 31 48* Kassier: R. Wenger Tel. 061 692 86 27 Fax 061 692 86 28 Mitgliederdienst: R. Frey 061 421 12 80 Freidenker-Union Region Basel USF Postfach 4471, 4002 Basel Präsident: G. Rudolf 061 601 03 43 Infos: 061 321 39 30, 061 601 03 23 Mitgliederdienst: 061 321 39 30 Postkonto: 40-4402-5 Bestattungsfonds: 40-4007-5 FVS-Ortsgruppe Bern Postfach, 3000 Bern 1 Präsident a.i.: J. Kaech 031 372 56 03 Mitgliederdienst: A. Hänni 078 859 35 73 Libre Pensée de Genève 27 ch. des quoattes, 1285 Avusy Président: J.P. Bouquet 022 756 40 49 tél. et fax Sektion Grenchen und Umgebung Postfach 451, 2540 Grenchen Auskünfte: Peter Hess, Präsident 032 645 38 48 oder 076 376 38 48 Mitgliederdienst/Krankenbesuche: Lotti Höneisen 076 53 99 301 Sektion Luzern-Innerschweiz Postfach 2908, 6002 Luzern Präsidium: vakant FVS Mittelland Postfach 637, 4600 Olten Präsident: W. Zollinger 062 293 39 30 Freidenker Schaffhausen c/o Alice Leu Haargasse 12, 8222 Beringen Kontaktperson: A. Leu 052 685 23 03 FVS-Regionalgruppe St. Gallen c/o Ernst Diem St.Georgenstr. 218b, 9011 St.Gallen Präsident: E. Diem 071 222 47 54 Associazione Svizzera dei Liberi Pensatori (ASLP) Sezione Ticino Casella postale 721, 6902 Paradiso Presidente: R. Spielhofer 091 994 21 45 Ass. vaudoise de la Libre Pensée Case postale 131, 1000 Lausanne 17 Président: J.P Ravay 022 361 94 00 Secrétariat: 026 660 46 78 Winterthurer Freidenker Postfach 1806, 8401 Winterthur Präsident: J.L. Caspar 052 337 22 66 Sekretariat: D. Dünki 052 222 98 94 FVS-Ortsgruppe Zürich Postfach 7210, 8023 Zürich Präsident ad interim: H. Rutishauser Tel. und Fax 01 463 16 55 Mitgliederdienst: M. Dobler 01 341 38 57 FREIDENKER - BIBLIOTHEK Zürich, im Sozialarchiv Stadelhoferstr. 12 (Nähe Bellevue) Bücherausgabe: Mo. - Fr. 10–20 Uhr Sa. 10–13 und 14–16 Uhr Auskunft: 01 251 80 66 FVS Zentralsekretariat Zentralkasse Mitglieder melden ihre Adressänderungen bitte an die Sektionen. Zuschriften an den Vorstand, Adressänderungen Nichtmitglieder, Auskünfte, Materialbestellungen an: Zentralsekretariat FVS Postfach 217 CH-2545 Selzach Tel. 032 641 26 24 Fax 032 641 26 25 Internet: www.freidenker.ch Postkonto: 84-4452-6 Adressänderungen an: Postfach 217 CH-2545 Selzach Impressum Redaktion Reta Caspar Rainweg 9 031 911 00 39 3052 Zollikofen e-mail: reta.caspar@swissonline.ch Erscheinungsweise monatlich Redaktionsschluss 15. des Vormonats Jahresabonnement Schweiz: Fr. 30.– inkl. Porto Ausland: Fr. 35.– inkl. Porto (B-Post) Probeabonnement: 3 Monate gratis Druck und Spedition Basler Druck+Verlag AG, bdv Postfach, 4010 Basel ISSN 0256-8993, Ausgabe 6/2004 Namentlich gekennzeichnete Beiträge können, aber müssen nicht mit der Ansicht der Redaktion übereinstimmen. 2545 Selzach AZB